Quanti di noi non si sono mai lamentati del proprio lavoro? Probabilmente nessuno. Chi non ha mai pensato di cambiare lavoro, o meglio ancora di mettersi in proprio come libero professionista? È innegabile l’utilità di uno stipendio a fine mese per vivere, ma come ignorare certe giornate di noia trascorse sul luogo di lavoro, oppure lo scarso entusiasmo nello svolgere le solite mansioni da dipendente? Come distinguere un momento passeggero di apatia da un vero e proprio segnale di malessere che ci porta a rimettere in discussione la nostra scelta di lavorare come dipendenti?
Come diventare autosufficienti e liberi
di Giacomo Bruno« Il supremo frutto dell’autosufficienza, è la libertà.» Epicuro
I due termini citati in questa massima, “autosufficienza” e “libertà”, rappresentano un obiettivo verso il quale tutti dovremmo tendere, specialmente di questi tempi. Se, a prima vista ,può sembrare una chimera raggiungere entrambe queste qualità, a ben vedere può risultare molto più agevole e fattibile di altre sfide contemporanee come la ricerca di un posto di lavoro fisso o la speranza di vincere al superenalotto!
Come cambia il rapporto con l’azienda da dipendente a libero professionista
Il libero professionista cerca clienti perché sono la sua unica fonte di reddito. Non si può permettere di restare a casa ad aspettare che i clienti vengano da lui. Più clienti ci sono e meglio è. All’inizio vanno bene tutti i tipi di clienti, anche quelli più piccoli. Tanto più ampio e variegato è il portafoglio clienti, tanto maggiori saranno le possibilità di avere sempre lavoro. I contatti del professionista devono essere di vario tipo per diversificare il più possibile committenti e incarichi. Naturalmente il professionista deve trovare il giusto equilibrio tra la domanda e l’offerta: deve restare sul mercato e garantirsi una certa soddisfazione e continuità di lavoro nel tempo.
Come interpretare la psicologia del dipendente
Avere un lavoro da dipendente dà sicurezza. L’idea che un giorno si possa perdere il proprio lavoro è uno degli incubi peggiori per un dipendente. La sola idea di perdere il lavoro rappresenta una minaccia per la serenità psicologica e personale del lavoratore, quasi più forte della possibilità di perdere la casa o di non avere cibo.