Gap gap… down down

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Salve cari lettori. Vi scrivo per ricordarvi le eccezionali opportunità che offre oggi il trading. Siamo in un momento di crisi finanziaria, l’economia degli USA vacilla, e al suo seguito anche le economie europee e asiatiche tremano. Proprio per questi scenari di alta volatilità e instabilità fare trading non è mai stato così redditizio. I frequenti crolli e rimbalzi del Dow Jones e del Nasdaq possono far guadagnare cifre da capogiro in una sola giornata di negoziazione.

Ora si potrebbe pensare che trarre vantaggio da una crisi finanziaria può essere immorale, ma lasciate che vi dica che la crisi è partita dal crollo delle “grandi” BANCHE e ASSICURAZIONI, ossia quelle stesse istituzioni che non hanno esitato un attimo a trasferire i propri debiti ai poveri risparmiatori.

Quest’ultimi infatti credevano di comprare obbligazoini o fondi ad accumulazione dei proventi, in realtà stavano solo finanziando il deficit che le “grandi” istituzioni finanziarie avevano accumulato con la cessione dei mutui “sub prime” e il successivo crollo del mercato immobiliare a seguito dell’aumento incontrastabile del costo del denaro. E’ stata una vera e propria truffa a danno dei cittadini. Personalmente non mi faccio nessuno scrupolo, e il loro crollo può essere una buona opportunità per tutti di riavere i propri soldi INDIETRO!
Particolarmente redditizia è stata l’operazione su RIMM del 26 settembre. In questa data infatti il titolo apre con un crollo di oltre il 10%, e da un prezzo di 97.53$, graficamente l’azione cade con uno spettacolare GAP DOWN a 77.01$, per poi durante il corso della giornata scendere fino a 70.56$. Ho dato un’occhiata al rendiconto dell’ultimo trimestre uscito proprio il giorno precedente al disastro, cioè il 25 settembre. Prima di quella data l’impresa valeva circa 54 miliardi di dollari e la capitalizzazione era al passo con la quotazione del valore autentico.

Sono rimasto sbalordito dalla perfezione di quel rendiconto. Il fatturato è stato eccezionale ed in crescita rispetto all’ultimo trimestre e la sua stima di crescita si aggira attorno al 72% per l’anno prossimo. Il conto economico faceva evidenziare un buon margine lordo, e una giusta differenza con il margine netto, infatti l’alto effetto operativo di leva faceva trasparire un’ottima gestione dei costi fissi ed un’ottima remunerazione per i soci e per un futuro autofinanziamento. Il capitale circolante è stato in aumento e di una certa consistenza rispetto alla capitalizzazione.

Lo stato patrimoniale era di ferro, l’impresa gode di circa 6 miliardi e mezzo di dollari di asset, le cui solo poco più di 1 miliardo e mezzo sono passività, tra cui debiti a breve e lungo termine, ciò si traduce in un equity pari a poco meno di 5 miliardi di dollari. L’impresa si trova perciò ad avere un valore in book di approssimativamente 5 miliardi di dollari, e le sue attività sono circa 3 volte le passività, ciò significa che l’azienda ha solide fondamenta.

Ma allora dove è stato il problema del crollo? Beh, il problema non è da ricondursi né allo stato patrimoniale e né al cashflow, piuttosto nel conto economico. Infatti se si guarda a prima vista l’utile netto sembra in crescita e abbastanza prospero rispetto alla capitalizzazione.

Ma per i il mercato evidentemente questo NON E’ STATO SUFFICIENTE. I motivi sono sostanzialmente due e sono collegati. Il primo è che gli investitori si aspettavano un utile per azione maggiore (EPS) di quanto dichiarato, esso era infatti a circa 0.86, ma a mio avviso ciò da solo non può essere stato sufficiente a buttare giù l’azienda, in realtà il crollo e legato pure alla seconda motivazione: gli investitori in questo particolare  momento sono molto nervosi, hanno paura di un crollo irreversibile del mercato, così si sono appigliati pure alla cosa più insignificante, ma che per loro evidentemente rappresentava molto, infatti l’EPS oltre un certo valore donava loro una “cintura di sicurezza”.

Infatti dal punto di vista tecnico la giornata del 25 settembre corrisponde graficamente ad una doji line che interrompe la lateralità del trend in atto. Si è trattata di una giornata di forte indecisione. Gli investitori erano profondamente indecisi, ne è la più diretta testimonianza l’aumento dei volumi prima del GAP DOWN.

Nella stessa giornata il titolo è arrivato quasi a toccare la media mobile ma non c’è l’ha fatta a sfondare, troppa indecisione. Così tra la notte del 25 e del 26 gli investitori “se ne sono chiamati fuori”, i venditori a seguito del panic sell erano in netta maggioranza, così il titolo ha aperto ad un prezzo di vendita inferiore di oltre il 10%.

Nelle battute successive il titolo ha continuato inesorabilmente a scendere, fino ad arrivare al 29 settembre che prezzava 61.73$. In questo momento l’azienda vale 54 miliardi di dollari, ma il mercato  la valuta solo 39 miliardi. L’impresa è infatti sotto-quotata e potrebbe essere un buon affare per alcuni acquistarla ora. Ma le sue sorti dipendono comunque da ragioni macroeconomiche, come l’andamento del mercato finanziario e l’approvazione o meno del piano di salvataggio del presidente Bush  per le grandi banche americane.
Come si è potuto vedere non sono solo i risparmiatori ad aver subito il prezzo degli errori delle grandi banche, ma anche solide aziende come RIMM.
Ora attraverso una buona analisi macroeconomica, fondamentale e tecnica era possibile individuare il ribasso in anticipo. Così il 25 settembre è stato possibile acquistare un’opzione put con strike 75 e scadenza ottobre 2008, pagando il misero premio di 113$.

Abbiamo perciò aperto una posizione a ribasso. A seguito del crollo la nostra opzione put si era apprezzata di 681$ da un giorno all’altro, ma dal momento che a seguito di un crollo di solito segue sempre una o più giornate di continuo ribasso abbiamo mantenuto la posizione per un altro giorno di negoziazione, cioè fino al 29  ( perché c’è stato il week end ). Infatti il lunedì 29 il titolo ha continuato a scendere, perdendo altri 7 punti.

A questo punto la nostra opzione tenuta in portafoglio ha ricominciato ad apprezzarsi di tanto valore intrinseco arrivando in chiusura a venderla per 1350$!
Il profitto è stato di 1237$ con un ritorno del 1094%. So che può sembrare un percentuale assurda per chi non conosce o non opera con questi mezzi, ma è andata proprio così. D’altro canto le quotazioni delle opzioni sono di dominio pubblico, infatti ognuno può verificare la variazione con i propri occhi.
Che cosa ve ne pare? Ma dove sta il segreto di tanta forza nelle opzioni? Beh il segreto signori miei sta nel loro eccezionale effetto leva. Mi spiego meglio. Comprando un diritto di opzione, si acquisisce il controllo su 100 azioni. Prendiamo il nostro caso; abbiamo acquistato un’opzione put con strike 75 e scadenza ottobre.

Essa corrisponde al diritto di vendere 100 azioni al prezzo di 75$. Il titolo è sceso in due giorni di contrattazione ad una chiusura di circa 62$. Così la ragione del suo apprezzamento è che con quel documento di nostra proprietà un individuo può vendere 100 azioni RIMM a 75$ quando prezzano ufficialmente a circa 62$.

Quanto è disposto a valutarcelo un contratto del genere il mercato? Beh come si è visto tanto… Prima di proseguire voglio farti capire che si è trattato di un solo contratto, pensa se ne avessimo acquistato più di uno. Già con due avremmo raddoppiato l’utile di altri 1237$, per un guadagno totale di 2474$, a seguito di 226$ investiti!

A Cura di Giovanni Romano,
Autore de “Il Professionista delle Opzioni”

Pubblicato il: 8 Ottobre 2008