Datti un valore.

Henry David Thoreau scriveva: “Ciò che determina il fato di un uomo è l’opinione che egli ha di se stesso”. Quando lessi per la prima volta questa affermazione ero poco meno che ventenne e, ricordo che rimasi incollato alla sedia in apnea per una manciata di secondi; mi piace molto questo scrittore, ora come allora, ma questo fu veramente scioccante per me in quel momento, col tempo capii l’importanza di questa grande affermazione.
La vera verità è proprio questa: noi veniamo al mondo dotati di libero arbitrio, chiamati ad amministrare una serie di risorse personali delle quali, chi più chi meno, siamo dotati.

C’è una storia che Gesù, grande comunicatore, raccontava ai suoi discepoli, meglio conosciuta come la parabola dei talenti, nella quale il Maestro spiegava appunto che un giorno un ricco signore doveva partire per un lungo viaggio di affari, così chiamò a sé i suoi servi e, distribuì loro parte delle sue sostanze economiche, dietro la responsabilità di gestire finanziariamente al posto suo quanto veniva loro affidato; così, chi più chi meno, aveva ricevuto dal suo padrone almeno una moneta di valore (talento), con il preciso compito di far fruttare ciò che aveva ricevuto; al suo ritorno il ricco signore ne avrebbe chiesto conto.

Così dopo un bel po’ di tempo questi tornò e, chiamò nuovamente a sé i suoi servi per regolare i conti; venne il primo il quale disse: “Signore tu mi hai dato 5 talenti, io li ho impegnati in questa attività e ne ho guadagnati altri 5”, “Molto Bene!!” disse il padrone; venne il secondo e disse: “Padrone tu mi hai dato 3 talenti, li ho impegnati in questa attività e ne ho guadagnati altri 2”, “Bene!” disse il ricco signore.

E così via fino all’ultimo, il quale si presentò dal suo padrone e disse: “Signore tu mi hai dato un talento e, siccome so che sei un uomo duro, conosci molto bene il valore dei soldi e sei molto attento a non sprecarli, ho pensato di mettere sottoterra il talento che mi hai dato, così da conservarlo fino al tuo ritorno.

Ecco il talento”, ma il ricco padrone a quelle parole si adirò fortemente e disse: “Servo stolto! È vero che sono un uomo duro, conosco il valore dei soldi e non voglio in nessun modo sprecarli, ma proprio per questo avresti potuto almeno prestare il talento ad un banchiere, al mio ritorno lo avrei ritirato con gli interessi”, e rivolgendosi agli altri servi disse: “Toglietegli il talento, datelo a chi ne ha di più e cacciatelo dalla mia proprietà”.

Ingiusto? Certo quel povero servo ci fa una gran pena, ma l’insegnamento che giunge fino a noi oggi, per quanto duro possa sembrare, è esattamente il medesimo.

Siamo amministratori di un tesoro interiore costituito da una serie di fattori: intelligenza, intuito, creatività, opportunismo, fantasia, etc., trattenere per sé, conservare il proprio talento (leggasi tesoro interiore) per timore di sbagliare o fallire, non è mai una scelta appropriata. Con questo voglio ricollegarmi all’affermazione di Thoreau: quanto ha inciso sul “destino” di quel servo l’opinione che egli aveva di se stesso? ENORMEMENTE!

Non mi dilungo circa l’insegnamento, ma la morale è che non è importante cosa fai nella vita, se l’operaio piuttosto che l’imprenditore, l’operatore ecologico piuttosto che il direttore generale di una multinazionale, etc., l’importante è che investi su te stesso, facendo fruttare ciò che hai di più prezioso in te, per cui la prima cosa da fare al tal proposito è: datti un valore. Proprio così, decidi chi sei e quanto vali.

Vieni al mondo, prendi possesso di un corpo, per cui dichiara a te stesso e al mondo intero chi sei e qual è il tuo valore.
Jim Carrey, il noto attore, si racconta che quando non era ancora così famoso e cercava di farsi strada con piccole comparsate, attuò su di sé questa strategia: si fece un fac-simile di un assegno intestato a se stesso, del valore di 10 milioni di dollari; era identico ad un assegno vero che lui portava sempre con sé nel portafoglio. Ebbene al suo primo film di successo guadagnò esattamente la cifra di 10 milioni di dollari.

Questa è una buona strategia, perché ci pone su di un piano di valorizzazione del sé, fungendo da catalizzatore di emozioni positive, preparandoci così ad accogliere ciò che auspichiamo.

Tu puoi adottarne altre se vuoi, ma l’importante è che parti con il piede giusto.

A cura di Giuseppe Deliso
Autore di “Essere Proattivi”

Pubblicato il: 25 Giugno 2008