Come ricordare un discorso dimenticato

Presentazioni Efficaci - https://www.autostima.net/media/authors/roberto-saffirio.jpg«Treno proveniente da Milano, in arrivo sul binario sei, viaggia con circa dieci minuti di ritardo». Una frase che per tutti coloro che si accingono a scendere rappresenta il momento del check-out per evitare dimenticanze. Valigia, ombrello, soprabito; e poi, dopo aver indossato gli abiti, verifica della presenza del portafogli e del biglietto ferroviario. Un ultimo sguardo perimetrale allo scompartimento e poi via, verso il predellino.

Molti oratori si servono dei mezzi di trasporto per raggiungere il luogo del convegno in cui dovranno parlare. C’è chi riesce a utilizzare il tempo del trasferimento per lavorare, chi desidera soltanto riposare, chi ancora utilizza il tempo per distrarsi in compagnia di una buona lettura. E può essere divertente scorrere l’ipotetico filo di pensieri che accompagna anche il loro arrivo a destinazione per individuare alcune regole utili a risolvere casi di emergenza, come quelli che nascono allorché la lista di controllo si blocchi alla voce: fogli degli appunti o testo del discorso.

«Mio Dio… Il discorso! Dov’è?». Una rapida ricostruzione a suon di ricordi dei passaggi salienti della preparazione e la memoria visiva fotografa il manoscritto nitidamente adagiato sul tavolino del telefono accanto alla porta di casa, proprio per non essere dimenticato. E adesso come si fa? Il primo istinto, dopo la scarica di adrenalina gelida lungo tutta la spina dorsale, è quello di cercare di ricordarlo. Così, quella che era stata prevista come una serena passeggiata rilassante prima di affrontare la platea diviene una concitata camminata verso il patibolo, con la mente che rincorre confusamente le idee.

No, no… la scelta più giusta è quella di riscriverlo nei pochi minuti che precedono l’intervento dando fondo a tutto il mestiere di cui si dispone. Il tempo e l’impegno che si sono resi necessari per la prima stesura non possono che garantire una facile replica del testo. Tuttavia, forse complice il poco tempo a disposizione, non è così. I concetti generali sono ben impressi nella mente, ma saltano le giuste concatenazioni, gli esempi risultano meno efficaci e tutta la trama perde mordente in modo decisivo.

Seduti al tavolo della presidenza bisogna anche fingere di ascoltare le parole del primo relatore mentre in realtà il panico avanza e si stringe nella gola. Ma il fatto di non dover parlare per primi, in fondo, è un discreto vantaggio. Perché sprecare l’occasione di ascoltare? C’è sicuramente qualcosa di interessante nelle relazioni che precedono, qualcosa che può tornare utile alla composizione dell’intervento. «Una mente che non ha sfogo nell’immaginazione è come una casa senza finestre. Nella mente creativa nuove intuizioni si accendono e si spengono come lucciole», ha appena detto l’esperto di creatività. La frase è accattivante, ma il concetto non è poi così innovativo. Probabilmente sarebbe davvero sufficiente pensare con la testa del pubblico per ottenere un’esposizione più chiara e comprensibile di quei concetti che ancora faticano a trovare l’originaria, organica concatenazione.

E proprio guardando il pubblico dritto negli occhi si possono intuire i dubbi, le perplessità, le principali domande cui dover dare risposta. Sarà dunque estremamente funzionale redigere soltanto l’elenco dei concetti da trattare, senza preoccuparsi troppo della loro successione logica. La logica migliore è sempre quella che traspare dallo sguardo del pubblico. L’importante è dare concretezza ai concetti calandoli nella realtà di tutti i giorni. Ha ripreso la parola l’esperto di creatività che sembra confermare: «Non abbiate paura delle vostre idee, possono esservi solo d’aiuto. Un pensiero creativo inaspettato può fare tutta la differenza del mondo».

Ormai non manca molto. Tra pochi istanti sarà il momento della verità. L’immagine di quei fogli dimenticati sul tavolino di casa non è più così drammatica e l’espressione preoccupata ha lasciato il posto a un leggero e autoironico sorriso. I pensieri corrono alla fatica della preparazione di un discorso e alla fragilità di certe sicurezze. Un’eccessiva preoccupazione di essere organizzati, di mettere ogni cosa al suo posto, rischia alle volte di ingessare quel magnifico processo di creatività che si fonda su intuito e ragionamento. 

E quasi senza accorgermi di ciò che accade prendo la parola e dico: «La curiosità è la molla principale della creatività». Un attimo di pausa, un sorriso e da quel momento la relazione è tutta in discesa. Adesso devo solo mantenere alta l’attenzione del pubblico. Basta ricordarsi di osservare una semplice regola e non cadere nell’ossessiva ricerca della completezza dell’informazione: «Il segreto per essere interessanti è… non dire tutto!».

Mark Twain diceva: «Mi occorrono almeno tre settimane per preparare un buon discorso improvvisato». Ma chi ha detto che con questa battuta egli indicasse esclusivamente il tempo da passare al tavolo, con carta e matita alla mano e non piuttosto le tre settimane di tempo e di esperienze immediatamente precedenti l’occasione del discorso?

a cura di Roberto Saffirio

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Pubblicato il: 13 Giugno 2014