Come liberarsi dai pensieri negativi

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«Non riesco a studiare. Ho avuto esperienze negative in passato. Ricordo le figuracce che ho fatto. Voglio assolutamente stare alla larga da libri, scuole, corsi, ecc.» Che cosa sta facendo la persona che esprime un pensiero del genere? Fugge da un’emozione, un ricordo, una sensazione che gli crea fastidio, insofferenza, inadeguatezza. E, così facendo, perpetua un pensiero negativo, che probabilmente lo accompagna da molto tempo e dal quale non è riuscito a liberarsi perché si è ormai “fuso” insieme all’esperienza negativa che ha vissuto, diventando per la sua mente, che ha il compito di preservarlo da questo tipo di sofferenze e dolori, un obbligo da rispettare ad ogni costo.

Che cos’è e perché è pericolosa la “fusione cognitiva”? In altri termini, la persona che ha formulato quella affermazione iniziale molto negativa prende le parole che ha detto e pensato come verità letterali che lo portano a identificarsi con esse, a credere di essere sul serio quello che ha pensato, creando un processo pericoloso che si chiama “fusione cognitiva”. Lui pensa di essere, quindi, una persona “incapace di studiare, che andrà irrimediabilmente incontro a esperienze negative nello studio”. Perché la fusione cognitiva è così difficile da rimuovere?

Perché il contenuto del pensiero è diventato valutativo, cioè contiene un giudizio che trasforma questi pensieri e gli eventi che li descrivono in fatti reali, e il nostro “io” diventa proprio quello che ci siamo immaginati: questa fase si chiama “concettualizzazione del sé”. Per capirci: sei finito intrappolato in un film che ti sei “girato” da solo, che giudica le tue esperienze, le rende coerenti e ti obbliga a muoverti come se fossi loro schiavo. Hai mai notato che se una persona pensa di essere incapace a fare una certa cosa, la maggior parte delle azioni che compirà sembreranno confermare questa teoria?Apprendimento Facile

Cosa significa, allora, questo? Che la persona cercherà di evitare qualsiasi interazione personale o esperienza affine a quella negativa che le si è stampata nella testa. Addirittura, si guarderà bene dal frequentare luoghi, o ambiti che, anche solo lontanamente, ricordino sensazioni simili a quelle che cerca di fuggire. Non è difficile capire che in questo caso, la persona limita decisamente la sua vita, non è più libero come prima, sarà indotto a prendere strade sbagliate, rinunciando probabilmente a quelle che, al contrario, potrebbero consentirgli di crescere, migliorare e, magari, guadagnare di più.

Come riuscire a sfuggire da questo meccanismo perverso, da questa trappola che impedisce di vivere e tornare a essere liberi? C’è un processo e delle tecniche precise, chiamate di “defusione”, che aiutano a non dare più importanza del giusto ai nostri pensieri. Si può imparare a guardare alla vita “dai” nostri pensieri, senza opporre resistenza, senza dare giudizi, senza preoccuparci di doverli tenere sotto controllo. In altri termini, è possibile cominciare a non credere letteralmente ai nostri pensieri “negativi”, a staccarci pian piano da essi, osservandoli come dall’alto, senza alcuna partecipazione emotiva, magari con un pizzico di ironia, se si riesce.

 

A cura di Ugo Domenico Perugini

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Pubblicato il: 17 Gennaio 2014