Come riconoscere la realtà che ci circonda
La fisica classica prevede eventi perché presagisce una continuità di eventi. Se la mia auto viaggia a 100 km/h e la strada è libera, arriverò a destinazione tra un’ora. Sto quindi prevedendo la continuità di qualcosa.
Noi siamo newtoniani, quindi, se ho provato a fare qualcosa e non ce l’ho fatta, ho provato ancora e non ce l’ho fatta, finirò col determinare il prossimo effetto. A quel punto, una volta che ho la certezza matematica che non ce la faccio, proverò ancora? No, tanto so che non ce la farò. Che fisica sto usando?
Sto usando le leggi della fisica newtoniana, per cui su 4 tentativi, 4 andati a male, è inutile farne altri, tanto non cambierà nulla. Questa è la continuità. Il problema, invece, è che il mondo non è continuo, ma discontinuo. Quindi, quello che in questo spazio/tempo sono, non è detto che lo sarò anche in quest’altro. È il modello che mi ricorda chi sono, fa sì che io mantenga la continuità, ma non è reale. È comodo, ma a chi fa comodo? Alla sopravvivenza. Quindi, è comodo al mammifero.
Il metodo scientifico newtoniano non può descrivere l’intera porzione di realtà per il semplice fatto che è soggetto al controllo, anche perché nella vita entrano in gioco sempre più variabili, non tutte ripetibili, almeno non con i nostri strumenti, a meno che nel frattempo non si siano inventati nuovi strumenti di misura, di controllo, per ripetere l’esperimento.
Tutto ciò che ha a che fare con la psiche è più difficile da studiare. Per esempio, se corro contro un muro, chi può pronosticare quello che accadrà? Se usi le leggi newtoniane, il risultato è prevedibile: una massa non può passare attraverso un’altra massa. Nessuno potrà credere che io possa passare indenne attraverso un muro di mattoni. Sono tutti concordi in questo. Ma se dico che Roberto Re mi piace, è una bella persona, piacerà a tutti?
No, non va così. A me piace, a qualcuno non piace, a qualcun altro piace moltissimo e così via. Dove sta in questo caso l’oggettività? Dov’è la regola per la quale se tu ed io corriamo contro un muro, alla fine ci bloccheremo perché sappiamo bene che non possiamo passarci in mezzo, mentre invece se andiamo nello psicologico il mondo diventa soggettivo? Dov’è la regola? Che cosa è successo alla ripetibilità? Come facciamo ad applicare quel metodo in un ambiente dove quelle regole non hanno valore?
Il metodo comincia ad essere il problema. Prima andava bene. Cambiamo ambiente e quelle regole non funzionano più. Se andiamo sott’acqua le regole sono diverse che se ci troviamo sulla terraferma. Nell’ambiente emotivo, nell’ambiente psicologico, non possono valere le stesse regole dell’ambiente del corpo. Se io arrivo al successo seguendo un mio metodo e voglio trasmetterlo ad un amico perché arrivi ai miei stessi risultati, perché è molto probabile che lui non raggiunga il mio stesso successo?
L’imprevedibilità nella scalata al successo è una grossa variabile. “È inutile provarci, tanto non ce la farò!” Ma chi te l’ha detto? Stai usando una legge valida per un ambiente, ma non per questo in particolare. Perché non dovresti farcela? È come dire che tante persone hanno provato, ma non ce l’hanno fatta, quindi è inutile provarci.
Il risultato non è prevedibile in quest’ambiente, la regola non è applicabile. La legge newtoniana è applicabile alla materia, alla massa, non alla psiche. La fisica classica non spiega chi guida il mio cervello, il mio corpo. Non riesce a spiegarlo. Le leggi newtoniane e relativistiche non spiegano chi guida. Se voglio capire chi guida, devo poter contare su altre leggi.
A cura di Alberto Lori
Autore di Dalla PNL alla Quantistica, Voce da Speaker, L’Arte della Comunicazione, Parla come Mangi, La Formula Vincente per Comunicare in Modo Eccellente, Riequilibra le tue Emozioni, L’Arte del Discorso.