Come farsi amico lo studio
Come mai il verbo studiare mette immediatamente in allarme? Nella mente di tanti scatta il semaforo rosso. Adulti e bambini si mettono sulla difensiva. Perché? Che cosa fa così paura?
Analizziamo il problema. Docenti, genitori, ragazzi costituiscono un triangolo, che ruota attorno all’apprendimento. Anche se da angolazioni diverse, tutti vedono lo studio come un “laccio al collo”.
E’ arrivato il momento di trasformare quest’ultimo in una grande pista di lancio. Che cosa vogliono in realtà i vertici di questo triangolo così importante?
Gli insegnanti si sentono frustrati davanti allo scarso impegno dei loro alunni e, talvolta, sembrano arrendersi. Vogliono una maggior attenzione e risultati migliori da parte degli allievi.
I genitori temono il momento dei compiti, che li fanno sentire confusi e impotenti. Essi desiderano non trovare un ulteriore problema quando, stanchi, rientrano a casa.
I bambini vivono la scuola come un obbligo pesante e un dovere che ha un sapore sgradevole. Loro sognano di giocare e divertirsi.
Tutti hanno le loro esigenze. Ciò che le può accomunare sono le mappe mentali. Queste ultime sono il punto d’incontro dei tre tipi di necessità e aiutano raggiungere gli obiettivi di ognuno.
Gli insegnanti riescono a stimolare la curiosità e la creatività negli alunni durante le lezioni, ottenendo una partecipazione produttiva, che porterà a risultati soddisfacenti.
I genitori trovano i bambini consapevoli delle consegne relative ai compiti da svolgere a casa, maggiormente autonomi nell’eseguirli e più veloci nel portarli a termine.
I ragazzi sono coinvolti attivamente durante la lezione, si divertono e imparano in minor tempo i vari contenuti, senza vivere lo studio come un peso.
Studiare e’ una straordinaria opportunità, che arricchisce veramente una persona. A tutte le età.
A cura di Simona Caffarra