Come decodificare il linguaggio non verbale

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Spesso apro le mie lezioni di comunicazione con questa dichiarazione: “Se sbagli la prima volta, il paracadutismo non fa per te; sia pure in maniera meno drastica, con il public speaking avviene lo stesso: non c’è una seconda occasione per dare una prima buona impressione”.

Sembra una battuta, ma l’assunto è vero al cento per cento. Ormai lo sappiamo bene, uno studio di Albert Meharabian ce l’ha dimostrato mezzo secolo fa: nei primi cinque minuti d’impatto il pubblico resta influenzato non dall’aspetto conscio fatto di parole, informazioni, ma per ben il 93% dal nostro atteggiamento inconscio fatto di paralinguistica e dal linguaggio analogico espresso dal nostro corpo.

L’espressione inconscia è molto più veloce dell’aspetto cognitivo del nostro linguaggio. Non solo, derivando dal subconscio, questo linguaggio non verbale è impossibile da programmare preventivamente. Come dire, possiamo mentire con le parole, ma non con il nostro corpo.

Un esercizio divertente di percettività è quello di guardare la televisione senza l’audio. Specialmente quando è inquadrato un politico, la mimica spesso tradisce il suo tentativo di fingere, di nascondere la verità, e grazie ad una minima attenzione al linguaggio del suo corpo diventa facile coglierlo in fallo.

Tuttavia, non commettiamo l’errore di credere che l’analisi di un gesto, di un micro movimento del volto, degli occhi, possa condurre di botto a giudicare il nostro interlocutore. È un errore piuttosto comune.

Quando ci presentano qualcuno, non sono tanto le sue parole che ce lo rendono simpatico quanto il suo atteggiamento. Facciamoci caso: tutti noi usiamo le parole per scambiarci informazioni, ma utilizziamo il linguaggio non verbale nelle negoziazioni interpersonali, come dire: basta un’occhiata per incenerire il nostro interlocutore.

È necessario saper distinguere. Non è sempre detto che il gesto compiuto da chi parla con noi abbia il significato che gli ascrive un qualunque dizionario di linguaggio non verbale. Se la persona con la quale stai conversando tiene le braccia conserte e le gambe accavallate, ciò non vuol dire per forza che stia sulla difensiva o dimostri la sua indisponibilità. Probabilmente ha freddo o trova comoda la posizione assunta.

Lo stesso, se il tuo interlocutore si passa un dito sotto il naso, non vuol dire che stia inconsciamente comunicando il suo rifiuto per ciò che gli stiamo dicendo. È più probabile che il rifiuto sia per il pensiero che gli ha attraversato la mente in quel momento: “Accidenti, ho dimenticato di caricare il cellulare!”

Stiamo attenti a non esprimere giudizi affrettati. Un indizio non fa una prova, deve essere sempre confortato da altri indizi perché possiamo essere sicuri che il nostro interlocutore ci stia trasmettendo in via analogica proprio quello stato emozionale.

A cura di Alberto Lori
Autore di Parla come Mangi, Dalla PNL alla Quantistica, Voce da Speaker, L’Arte della Comunicazione, La Formula Vincente per Comunicare in Modo Eccellente, Riequilibra le tue Emozioni, L’Arte del Discorso

Pubblicato il: 10 Marzo 2011