Come apprendere il linguaggio del corpo liberi da pensieri e convinzioni limitanti

Alessandro MissanaUn giorno un erudito si recò da un maestro zen per porgli alcune domande sullo zen. Quindi il maestro zen parlò, ma l’erudito lo interruppe più volte con i suoi commenti, del genere: “Oh si, anche noi abbiamo questo”, e così via. Alla fine il maestro zen tacque e cominciò a servire il tè all’uomo dotto; continuò a versarlo nella tazza, anche se piena, e il tè traboccò. “Basta così! Non ci sta altro tè nella tazza!” interruppe l’erudito. “Lo so” rispose il maestro zen. “Se prima non svuoti la tua tazza, come puoi assaporare la mia tazza di tè?”

Questo aneddoto racchiude la filosofia che, secondo il mio pensiero, sta alla base dell’apprendimento. Con questo, non voglio sottolineare come il maestro zen sia superiore all’erudito. Il mio intento è portare all’attenzione del lettore un unico particolare: molto spesso accade che più sappiamo, più siamo limitati; più ci attacchiamo ad alcune nozioni, più ci allontaniamo da altre; perdiamo elasticità mentale, a discapito del vero sapere, che è universale e in quanto universale, è nullo.

Per fare un esempio, un medico laureato in medicina potrà avere delle convinzioni diverse da un naturopata o un igienista o un praticante della ayurveda; se il medico parlerà agli altri verrà ascoltato con sufficienza. Viceversa l’approccio del medico ad altre pratiche alternative sarà di negazione e scetticismo. Questo accade perché ognuno di loro ha una concezione diversa della malattia, dell’alimentazione ecc: ognuno ha riempito la propria tazza e non ha più spazio per altro tè.

L’esempio usato non deve far pensare che necessariamente tutti siano in torto, o che posseggano tutti la verità. L’erudito sicuramente è un pozzo di verità. Ciò nonostante decide di non svuotare la sua tazza, ma di lasciarla traboccare.

Cercando di non essere l’erudito della situazione (cosa molto difficile proprio per la natura stessa dell’uomo), vorrei provare a portare il lettore verso uno degli argomenti che preferisco: il linguaggio del corpo. In particolare voglio fissarmi sulla osservazione dei gesti e delle posture. Quando interagisco con una persona, mentre la osservo dentro di me si forma il primo pensiero nei suoi riguardi. Grazie al mio ego, alle mie convinzioni e ai primi messaggi involontari del suo corpo che recepisco inconsciamente, riempio la tazza di tè dedicata a quella persona.

Come posso pensare, quindi, di imparare a leggere il suo linguaggio del corpo, se già in partenza questo viene condizionato da ciò che penso sia la verità?

Con questa domanda sono giunto alla mia personale conclusione. La difficoltà maggiore nell’apprendimento di qualcosa (e quindi anche del linguaggio del corpo) sta nel continuo conflitto che abbiamo tra CIÒ CHE RECEPIAMO/CIÒ CHE CREDIAMO VERO PER NOI.

Nel mio ebookLinguaggio del Corpo Dinamico” cerco di dare la risposta a questa domanda. È la mia personale interpretazione. Non dico che deve essere vera per tutti quanti; può però aiutare a tener vuota la tazza, mentre un maestro zen versa al proprio interno un delizioso tè.

A cura di Alessandro Missana

Pubblicato il: 7 Maggio 2012