Come comunicare in modo efficace e convincente

Foto Iniziale

Società dell’immagine; società dell’informazione; società della comunicazione: quante volte abbiamo sentito ed usato queste espressioni per indicare uno degli aspetti più caratteristici di questa nostra epoca.

In effetti, Società della Comunicazione è l’espressione più appropriata, l’espressione che più delle altre riassume i termini del problema: comunicare si, ma cosa?

Informazioni, appunto, ma anche pensieri, progetti, emozioni; e come? Con l’immagine, certo, ma anche con la voce, con l’espressione, con l’esempio

Oggi tutti i componenti di una società avanzata qual è la nostra, hanno bisogno di comunicare qualcosa a qualcuno: le classi dirigenti hanno bisogno di comunicare ai cittadini le proprie idee; le aziende hanno bisogno di comunicare ai consumatori le caratteristiche dei propri prodotti; le società sportive hanno bisogno di comunicare agli appassionati il proprio impegno; le singole persone hanno bisogno di comunicare al mercato del lavoro le proprie capacità.

E se c’è bisogno di comunicare, c’è bisogno di comunicatori, evidentemente. Comunicatori si nasce? No: comunicatori si diventa.

L’arte del discorso, soprattutto se è svolto in pubblico, si impara seguendo tecniche e strategie appropriate, alla portata di ciascuno. Chiunque pensi sia sufficiente una cultura media e una facilità di parola per diventare un buon comunicatore si sbaglia.

Sfatiamo un luogo comune: comunicare ad altri un’idea o un progetto significa innanzitutto mettere in comune quell’idea o quel progetto e si basa sull’interazione costante tra comunicatore e ascoltatore.

Porre l’accento soltanto su uno dei termini del binomio, su chi parla e non su chi ascolta, vuol dire negare ogni fondamento alla comunicazione, che vuole invece privilegiare il destinatario del messaggio.

In definitiva comunicare significa trasmettere, ma soprattutto far capire ad altri il nostro messaggio.

Al di là delle tensioni nervose che potrebbero rendere difficoltosa un’eventuale prestazione in pubblico – esistono però anche in questo caso specifiche tecniche per gestire lo stress nel modo migliore – è necessario imparare quelle che sono le regole essenziali dell’efficacia comunicativa.

Chiunque abbia da comunicare a qualcuno, sia esso un solo interlocutore o una platea di ascoltatori, una notizia, un messaggio, un progetto, un indirizzo programmatico, un’idea, deve sapere impiegare nel modo migliore le tre chiavi che aprono lo scrigno della comunicazione:

1) La parola, o meglio il contenuto del suo messaggio strutturato in una comunicazione verbale;

2) L’espressività della parola, o più precisamente l’aspetto paraverbale del discorso. In altre parole, la parola espressa attraverso il timbro di voce, il tono, il volume, l’intensità emotiva, il ritmo, le pause d’intenzione e così via;

3) L’atteggiamento non verbale, espresso attraverso la postura, la gestualità, lo sguardo, la mimica, la prossemica, i movimenti del corpo.

Non solo, se per rendere efficace la nostra comunicazione dobbiamo tenere conto del nostro interlocutore, c’è un altro aspetto da prendere in considerazione: la multisensorialità.

Ciascuno di noi acquisisce informazioni attraverso i cinque sensi, ma per qualcuno l’aspetto visivo è prevalente rispetto agli altri sensi, per altri lo è l’aspetto auditivo, altri ancora possono definirsi cinestesici se per essi sono più importanti l’olfatto, il gusto, il tatto.

E allora qual è la formula per una buona comunicazione? Non certo quella di esporre il maggior numero di concetti in un fuoco d’artificio verbale, ma di enunciare pochi concetti in tante maniere diverse in modo di soddisfare in egual misura gli ascoltatori a seconda della categoria multisensoriale di appartenenza.

Soltanto così si può essere certi che il messaggio raggiunga il suo obiettivo: l’orecchio, ma, soprattutto, il cuore degli ascoltatori.

A cura di Alberto Lori
Autore di Voce da Speaker, L’Arte della comunicazione, Parla come mangi, Dalla PNL alla Quantistica.

Pubblicato il: 26 Novembre 2010