Quando in azienda il potere è in mano ad una donna

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Nel corso della mia esperienza professionale, ho visto le donne trovare le loro opportunità in: ruoli all’interno di qualche gruppo direttivo in posizioni di staff, come supporto ai dirigenti in posizione intermedie.

In questi ruoli, spesso, esse sono state tenute ai margini dell’organizzazione. Senza potere. Ancora oggi, nelle organizzazioni industriali, le donne che sono in una posizione di potere assoluto sono, purtroppo, ancora poche. Non dimentichiamo che, sino a tempi recenti, gli uomini non si sentivano a loro agio trovandosi a contatto con donne in posizioni di responsabilità. Molte volte il gruppo dirigenziale maschile è stato compatto nel rendere impermeabile l’ingresso alle donne. Generalmente, esse sono sempre state avvolte da un atteggiamento protettivo e paternalistico dei dirigenti, ispirato alla sincera intenzione di evitare loro ogni possibile insuccesso.

Non è mia intenzione sostenere che tali situazioni siano la norma o che siano la maggioranza, anzi il mio augurio è che rimangano eccezioni.

Quando, invece, il potere assoluto in azienda è in mano ad una donna, il numero delle donne presenti in posizioni di responsabilità è nettamente superiore. A mio avviso, questo è un bene. La donna stimola la competizione con i colleghi maschi. L’efficienza aziendale ci guadagna. Esse, con la loro grinta e determinazione, riescono sempre a crearsi un contesto di credibilità personale. Man mano che nelle aziende il numero delle donne al potere aumenta, esse prendono sempre più coscienza dell’opportunità di circondarsi di elementi giovani e motivati.

Recentemente, con la mia attività di consulenza aziendale per PMI, ho collaborato con un’azienda in cui il potere era in mano ad una donna. Il suo modo di fare, di essere manager di alto livello, si è dimostrato l’opposto dello stereotipo tipico che ha circondato le donne per molto tempo: Il fatto che nessuno volesse avere una donna come capo.

Ebbene, posso testimoniare che in questa organizzazione, guidata da una donna, tale stereotipo era del tutto assente. La sua gestione ha dimostrato anche che, per crearsi un gruppo di sostenitori, non era necessario assegnare posizioni di responsabilità grazie ai rapporti personali con le persone. La sua credibilità di capo supremo derivava da una capacità di giudizio incontestabile. Il suo potere era altrettanto efficace di quello di un uomo. L’essere donna non ha mai fatto esprimere giudizi negativi sulla sua attitudine al comando. Infine, nell’avere acquisito il suo potere aziendale, ha dovuto mettere in atto tutto il suo equilibrio di donna per poter conciliare la sua vita personale con quella professionale.

Il motivo per cui ho scritto questo articolo è la convinzione che una maggiore sensibilizzazione su questo argomento, all’interno delle organizzazioni, possa essere utile alla formazione manageriale. Quando la cultura di una organizzazione è rispettosa della femminilità e della mascolinità, senza che ci siano disuguaglianze, il processo di civilizzazione ha fatto un passo avanti.

Ringrazio in anticipo chiunque desideri dare il suo contributo.

A Cura di Chiarissimo Colacci,
Autori di “l’Impresa Efficiente” e “Il team Vincente”

Pubblicato il: 15 Luglio 2009