Indici economici buoni- Scarsa liquidità – La storia di una piccola azienda che chiede credito Bancario.
Una piccola società di persone, azienda metalmeccanica formata da 2 soci, 2 collaboratori ed un amministrativo part time, si è trovata tra la fine del 2008 e la metà del 2009 ad aumentare il fatturato in maniera importante per circa un 40% rispetto al precedente periodo.
Vengo contattato verso l’inizio di giugno 2009 e mi viene detto che, nonostante che l’azienda avesse aumentato il fatturato, non riesce a far fronte ai pagamenti dei fornitori.
Dopo aver valutato la questione noto semplicemente che l’azienda, che continuava ad avere tanto lavoro, era economicamente sana ed aveva margini economici buoni, anzi migliori degli anni passati.
L’impresa aveva il problema di non essere finanziata adeguatamente poichè aveva preso delle commesse con grandi imprese, che sicuramente avrebbero pagato, ma con tempi lunghi spesso superiori ai 120 giorni.
Da notare che la clientela avrebbe pagato esclusivamente con bonifico bancario perciò non si potevano fare ricevute bancarie per smobilizzare i crediti.
Una delle cose da fare subito era di andare in banca e provare a chiedere un finanziamento adeguato per finanziare lo sviluppo, ma la banca soprattutto in questi periodi di restrizione del credito, cosa chiede?
Rating Buoni, Redditi passati adeguati e documentati, Garanzie, Garanzie e soprattutto Garanzie.
Ora, la piccola azienda, ha rating buoni cioè una buona valutazione per dati aziendali e per il comportamento verso il sistema bancario, redditi proporzionati all’attività, ma… non ha garanzie e non è capitalizzata.
Essere non capitalizzata significa che l’impresa ha un basso patrimonio netto dato dal basso capitale apportato dai soci e non ha riserve di utili significative degli anni precedenti poiché i guadagni li hanno prelevati i titolari.
In questo caso il tutto si traduce con un capitale proprio molto inferiore all’indebitamento bancario ,quindi si ha un rapporto non proporzionato ai debiti che in passato l’azienda ha contratto con la banche.
Questo rapporto detto anche Debt equity ratio che esprime il grado di indipendenza finanziaria dell’azienda dalle fonti esterne di finanziamento, si traduce con un rapporto tra Debiti verso terzi e Capitale Proprio.
Questo indice è da considerarsi buono quanto più si avvicina ad 1 – Per la realtà Italiana formata da piccole imprese è accettabile a mio giudizio sino ad un 5.
La ns. azienda in questione ha un rapporto intorno al 10 quindi anche se ha buoni indici economici, da un punto di vista patrimoniale risulta essere sottocapitalizzata.
Allora quale poteva essere la soluzione?
Richiesta di fido per Anticipi su fatture.
La banca però, nella nostra circostanza, ha posto la condizione che l’anticipo su fatture può essere fatto solo con notifica al cliente, il che significa in poche parole “CESSIONE DEL CREDITO”
A questo punto potrebbe sembrare un’ottima soluzione c’è solo un grosso problema per l’impresa metalmeccanica e cioè che le Grandi Imprese che le hanno dato il lavoro rifiutano la cessione del credito.
Comunque, per proseguire il racconto, la piccola società ha ricevuto il rifiuto della banca per finanziare il suo fabbisogno, nonostante fosse garantita anche da un Consorzio Fidi.
Unica condizione alla quale la Banca poteva concedere il fido doveva essere che i suoi clienti avessero accettato la cessione del credito.
Purtroppo come era prevedibile ed anche scritto nelle clausole contrattuali, i clienti hanno negato tassativamente questa possibilità.
A questo punto cosa ha dovuto fare la piccola impresa?
Nonostante che la Ditta non si darà per vinta finchè non riuscirà ad ottenere altro credito presso altre banche, come prima soluzione ha dovuto sospendere e rinviare tutti i pagamenti che onorerà appena incassato i crediti.
Purtroppo una lezione i titolari l’hanno dovuta imparare e cioè che nei momenti di “Vacche Grasse “ occorre cercare di capitalizzarsi il più adeguatamente possibile, inoltre quando si prendono contratti che non sono smobilizzabili, occorre finanziarsi proporzionatamente e per tempo con forme alternative.
Per chiudere questa prima parte del racconto in attesa dei futuri sviluppi, è risultato fontamentale che i soci hanno capito che è vitale, per prevedere il futuro fabbisogno di liquidità, adottare sistemi di pianificazione finanziaria.
E tu cosa ne pensi?
A Cura di Patrizio Gatti
Consulente di direzione aziendale
Autore di “Amministrare l’Azienda”