Il silenzio: equilibrio dinamico
L’uomo ha perso il suo equilibrio da quando ha rifiutato di guardarsi dentro e sviluppare il codice morale e valoriale che lo fa essere parte armoniosa della natura e spirito di luce nell’universo cosmico. Ha preferito portarsi a dedicare tempo a “consumare” contatti sociali superficiali piuttosto che perseguire unioni relazionali di qualità. L’uomo in genere più non ripensa a cosa sta facendo, dove va, in che modo trascorre il suo tempo e, a ruota libera, non controlla i suoi istinti.
Il silenzio, invece: ritempra corpo, mente e spirito; ripulisce i pensieri dalle immagini e parole inutili; attua una sorta di “pulizia” nella storia degli avvenimenti vissuti e accumulati nei ricordi; gli errori sono ripensati e attualizzati. Attraverso il silenzio si recupera un dialogo interno attorno a sé e l’altro interrotto da molto tempo, si persegue una certa rinascita interiore e si dona più significato alla vita.
Il caos ci allontana da noi stessi, offusca il contatto con il nostro intimo “io”, ostacola la comprensione dell’altro, “violenta” la nostra psiche, altera l’immagine di noi stessi, distrae il pensiero riflessivo che offre un valido supporto nel prendere decisioni sensate. Nel caos gli errori non sono correttamente elaborati, le proprie difficoltà sono affrontate con superficialità, il tempo è impiegato a escogitare solo evasione dalla sofferenza. Stretti tra fretta e impegni vari ci siamo abituati al chiasso e disordine e per ciò siamo diventati “sordi” e irrequieti. Tensioni e pratiche disordinate affliggono le relazioni socio-affettive, le situazioni di stress confondono giovani e adulti e debilitano inevitabilmente le capacità di giudizio e d’azione dell’individuo.
La fretta, la superficialità, l’agitazione, il disordine, il caos, l’oppressione negli affari propri quotidiani, il consumismo affannoso e ipertrofico, sono solo alcune pratiche contrarie a quiete, silenzio, armonia, sviluppo interiore, salute psichica, qualità e riflessione cosciente. Un primo passo potrebbe considerare di non agire tanto per fare qualcosa ma valutare come più salutare per sé l’azione che porta più valore nei termini di equilibrio dinamico. Coltivare il silenzio non significa rimanere taciturni, isolati, asociali, distaccati dalla società e dai propri problemi personali. Il silenzio ha il compito di bilanciare nell’uomo le azioni compiute all’esterno con il pensiero “maturo”, capace di misurare e costruire un percorso di rappacificamento del sé. Immergersi nel silenzio permette di riordinare le idee, rivivere i fatti mentre si mostrano meno offuscati e confusi da emozioni negative, ricreare un certo spazio per l’apprendimento continuo dall’esperienza e favorire un tempo di riflessione proficua.
In sintesi, ascoltare meglio facendo silenzio e chiarire le proprie vicende ascoltando ed esprimendo sinceramente le emozioni provate, è accogliere il tempo di donarsi la quiete per praticare una via di successo personale, relazionale e di coppia meritevole di essere vincente.
A cura di Terenzio Davino