Il fattore Q – il risveglio della coscienza (prima parte)

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Vi siete mai chiesti se è l’ambiente che controlla i vostri pensieri o se sono i vostri pensieri a controllare l’ambiente? Pensateci bene perché se la vostra vita è routinaria, vi alzate dal letto sempre alla stessa ora, vi lavate i denti sempre allo stesso modo, mangiate a colazione sempre le stesse cose, fate sempre lo stesso tratto di strada per andare al lavoro e via dicendo, non c’è dubbio che avete lasciato la guida della vostra vita ai vostri programmi inconsci, a un automatismo invariabile.

E ancora: chiedetevi perché a determinati stimoli dell’ambiente (un automobilista vi fa le corna dal finestrino della sua auto che vi supera sulla destra, un tizio cerca di occupare il vostro posto mentre siete in fila davanti alla cassa del cinema, un compito impegnativo, ecc.) rispondete sempre con lo stesso comportamento ovviamente riferito a quel particolare stimolo.

Chiedetevi anche perché commettete sempre gli stessi sbagli, perché coltivate sempre le stesse relazioni che riconoscete sbagliate, perché vi cacciate sempre nei guai. La risposta è sempre la medesima: state rispondendo al modello di realtà che avete mappato nel cervello. Il cervello stesso è una fedele registrazione del vostro passato, quel passato che continua a condizionarvi senza permettervi di crearvi un vero futuro.

Il vostro modello di realtà rappresenta l’esatta impronta digitale impressa nelle reti neurali del vostro cervello dalle attitudini genetiche ereditate dai vostri genitori e dal programma culturale derivante dalle persone incontrate nel corso dell’esistenza, dei luoghi frequentati, le cose compiute, gli eventi capitati, i tempi in cui tutto ciò è avvenuto. Nello stretto ambito del vostro ambiente voi vivete in piena sicurezza, vi sentite protetti perché siete come mammiferi che hanno a cuore solo la propria sopravvivenza.

È chiaro che in una tale situazione non c’è progresso né crescita, anzi, al contrario, c’è rischio di un’involuzione. Ogni nostro comportamento, legandosi a un’emozione ereditata da un’esperienza del passato, diventa un condizionamento del nostro cervello emotivo, del sistema limbico che è la centrale chimica del cervello. Ogni emozione si lega a una sostanza chimica, a un neurotrasmettitore.

Se ogni giorno vi arrabbiate, ogni giorno vi sentite frustrati, ogni giorno vi sentite stressati, depressi, c’è un organo del sistema limbico, l’ipotalamo, che secerne una specifica sostanza per ciascun’emozione che poi l’ipofisi, altro organo del mesencefalo, provvede, attraverso il flusso sanguigno, a far giungere ai recettori delle cellule del corpo. Se la pioggia di questi particolari ormoni è continua, succederà che, quando la cellula si dividerà, formando una cellula figlia, questa avrà un maggior numero di recettori sensibili a quelle sostanze chimiche e meno recettori per le vitamine, i minerali, le sostanze nutritive. Non solo: nel nostro cervello le reti neurali si attivano nel compiere una determinata azione, ma anche immaginandola.

Ecco, quindi, che noi siamo capaci di stressarci solo pensando a qualcosa che potrebbe avvenire e, il nostro cervello emotivo, sollecitato in tal senso, crea adrenalina e cortisolo, i due ormoni dello stress, i quali, a loro volta, rischiano di avvelenare il nostro corpo creando la malattia. Forse è necessario cominciare a pensare che noi non siamo il nostro modello di realtà, siamo qualcosa di più. Siamo in grado di spegnere alcuni geni del nostro patrimonio genetico e di accenderne altri, di spegnere certi circuiti neurali e di accenderne altri, in una parola possiamo cambiare.

Come? C’è qualcosa che ci differenzia dagli animali, dai nostri compagni di viaggio sul cammino evolutivo. Noi soli siamo in grado di osservare, i nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre azioni e di esserne consapevoli.

Chi è che osserva: il cervello? Impossibile, il cervello è soltanto un organo del corpo umano. La mente? Nemmeno, la mente è ciò che fa il cervello, è il cervello in azione. E allora?

Il nostro osservatore è la coscienza, quell’aspetto immateriale di noi stessi che usa il corpo e il cervello e quando quella forza vitale manipola quei tessuti noi produciamo diversi livelli di mente. La coscienza è per definizione consapevolezza, la consapevolezza di qualcosa, di noi stessi, di noi stessi nell’ambiente. Soltanto quando siamo consapevoli possiamo effettuare dei cambiamenti nella nostra architettura neurale e nella nostra chimica interna.

A cura di Alberto Lori

Autore di “Dalla PNL alla Quantistica” e “Riequilibra le Tue Emozioni”

Pubblicato il: 10 Febbraio 2010