Come valutare i corsi di autodifesa

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Autodifesa FemminileSpesso si sente parlare di Corsi di Autodifesa organizzati da palestre, associazioni, organizzazioni private e anche enti locali.   Ma come si fa a capire se quello che viene proposto è valido oppure se è solo una “pia illusione” ed una perdita di tempo? Quali sono i criteri di valutazione di un Corso di Difesa Personale?

Innanzi tutto facciamo un po’ di chiarezza e cerchiamo di capire di cosa stiamo parlando facendo una prima classificazione.

Corsi di Difesa Personale PROFESSIONALE: sono quelli organizzati per specifiche categorie di persone che hanno delle esigenze di Autodifesa legate alla propria professione e quindi hanno dei vincoli o sono sottoposti a delle regole o normative particolari.  Sono un esempio non solo quelli organizzati per le Forze Militari, Organi di Polizia, Vigili urbani o Guardie Giurate ma anche quelli organizzati per il personale Medico e Infermieristico di Pronto soccorso o di Reparti Psichiatrici che sono spesso a rischio di aggressione fisica dal momento che sono a contatto con pazienti potenzialmente pericolosi a causa della malattia psichica.

Corsi di Difesa Personale CIVILE: sono corsi organizzati per persone normali, che vivono la vita di tutti i giorni, che solitamente non hanno le stesse doti fisiche e di allenamento che può avere un militare e che non dispongono nemmeno degli strumenti difensivi e delle conoscenze tecniche che sono tipiche dei Corsi di Difesa Professionali. Le situazioni critiche che devono essere previste in tali corsi sono le più disparate (e disperate) anche perché la casistica è praticamente infinita.

Ma come fare a capire se sono quelli giusti? Il primo consiglio è quello di informarsi sul programma di studio, sugli obiettivi concreti e sulla metodologia di insegnamento utilizzata.  Chiedete poi informazioni a chi li ha già frequentati, chiedete di poter assistere ad una lezione e verificate il curriculum dell’insegnante e degli istruttori, senza farvi troppo lusingare dal fatto che siano istruttori anche in reparti di Forze di Polizia o Militari; vi assicuro che è più facile insegnare tecniche di combattimento e autodifesa ad un giovane militare che ad un impiegato di mezza età o ad una giovane mamma che, prima di imparare le tecniche, deve superare lo stress psicologico e la paura del conflitto, del contatto e lo scontro fisico.

Valutate inoltre molto attentamente la durata ed il numero delle lezioni; diffidate dai corsi “mordi e fuggi” che si concludono in una o due settimane o addirittura in un solo weekend e con delle classi troppo affollate che inevitabilmente riducono il tempo che l’insegnante può dedicare a ciascun allievo.  Infine, per ottenere i primi risultati accettabili, l’impegno deve essere di almeno una ventina di ore di lezione distribuite nell’arco di alcuni mesi con molte esercitazioni pratiche e la ripetizione degli argomenti trattati. La disponibilità di eventuale documentazione o appunti delle lezioni faciliterà certamente l’apprendimento e soprattutto la memorizzazione delle tecniche di Autodifesa apprese.

Se il programma del Corso dovesse prevedere anche l’autodifesa integrata con lo Spray antiaggressione o con l’uso del Kubotan (chiamato anche portachiavi da difesa) sarebbe certamente una cosa utile di cui tenere conto molto positivamente.

Il mio ebook “Autodifesa Femminile” si propone, tra le varie cose, l’obiettivo di essere un utile sussidio per tutti gli istruttori di Corsi di Difesa Personale che desiderino avere un programma organico e strutturato e che intendano consigliare ai loro allievi un manuale dove loro possono trovare descritte le tecniche studiate in palestra per poterle rivedere e memorizzare con calma tra le mura domestiche.

A cura di Alberto Barbieri
Autore di Autodifesa Femminile, Difesa Personale

Pubblicato il: 22 Luglio 2011