Come utilizzare la riserva Frazionale (parte 9/10)
Nella seconda metà del XX secolo, le banconote (stampate con sottostante) necessarie alla popolazione per effettuare gli scambi commerciali non erano più sufficienti (non vi era sufficiente oro nel mondo). Si cominciò a stamparne senza sottostante con l’ovvia esplosione dell’inflazione. A quel punto l’allora Presidente R. Nixon decise che gli Stati Uniti non riconoscessero più l’equiparazione dollaro/oro, uscendo in pratica dal Gold Standard. Tale decisione fu seguita a ruota dalla maggior parte degli stati.
Per l’annullamento del Gold Standard, si è fatto un ragionamento particolare: se ad una persona servono dei soldi, è evidente che con esso debba comprarci un bene od un servizio. La ricchezza totale di una nazione in realtà è formata dall’insieme dei beni e servizi “ubicati” sopra di essa. Quindi in definitiva, se si stampano tanti soldi quanta ricchezza c’è sopra uno stato, tale ricchezza è la garanzia stessa della banconota emessa (senza rischio di inflazione).
Per fare questo, quando un cittadino va a domandare un prestito per un acquisto in pratica crea una richiesta di denaro che, se la banca accetta (dopo aver accertato le basse probabilità di insolvenza del richiedente), faranno emettere i soldi istantaneamente alla Banca Centrale.
Come fanno a fare questo? Semplice! Con la riserva frazionale.
In pratica, ogni BC permette alle proprie banche controllate (quelle di cui tutti siamo clienti) di poter moltiplicare i soldi fisici detenuti in cassa per un certo coefficiente. La Banca d’Italia (prima che la BCE prendesse il suo posto con l’euro) permetteva di moltiplicare i soldi fisici in cassa (cioè le banconote di carta) per 50 volte come numero che appare “magicamente” in un computer.
In pratica, se una filiale aveva nelle casse 10 milioni di lire fisiche, potevano in quel dato momento prestare sotto forma di prestiti o mutui fino a 500 milioni. Ammettiamo che qualcuno (dopo superamento dell’istruttoria) chiedeva in prestito questi 500 milioni, nell’istante stesso che al richiedente gli si materializzassero nel conto corrente, anche il server della banca segnava quella presenza di nuovo denaro emesso. A catena quest’ultimo appariva anche nel server della Banca d’Italia. Per essere precisi il processo è inverso, quando si dà lo sta bene al richiedente, la BI crea la moneta virtuale che, a sua volta, arrivava fino al conto corrente del cliente finale.
Un fatto curioso che esula un po’ dal nostro argomento principale: avete mai fatto caso che quando portate dei soldi fisici in banca i cassieri sono sempre contenti e con sorriso smagliante mentre non appena dite che dovete prelevare una cifra considerevole in contanti vi fanno sempre mille casini? Si deve rispettare le leggi antimafia, la Guardia di Finanza avvia un controllo su richiesta dell’ente, oppure ci si sente dire <<ma lei che ci deve fare con questo denaro?>>, <<non è meglio se gli fa un bonifico?>> etc… Ora sapete il perché! Ogniqualvolta esce una banconota la banca non può più emettere prestito sul frazionale di quella banconota stessa.
Per chiudere l’argomento sulla ricchezza di una nazione, vi mostro un piccola dimostrazione qui: Se noi andiamo a comprare un chilo di pane, lo pagheremo ad esempio 2 €. Il panettiere però produrrà questo pane mischiando nell’impasto mezzo chilo di farina e mezzo litro d’acqua. La farina avrà un costo si e no di 60 centesimi al chilo, mentre l’acqua possiamo approssimarla ad un costo nullo, quindi praticamente quel chilo di pane avrà avuto un costo di produzione di 30 centesimi al chilo. In realtà bisognerebbe conteggiare anche la spesa per l’elettricità, l’ammortamento dell’affitto etc che però non influenzano il ragionamento seguente.
Il panettiere producendo un chilo di pane ha creato una ricchezza di 1.70 € (2 € incassati a fronte di 30 centesimi investiti). A sua volta il frantoio ha creato la farina da vendere a 60 centesimi al chilo comprando il grano a 30 centesimi al chilo (approssimiamo a un chilo di grano per produrre un chilo di farina) e creando quindi una ricchezza di 15 centesimi per la farina impiegata nella produzione del chilo di pane alla fine della catena (portando la ricchezza complessivamente creata a 1.85 euro).
A sua volta il contadino ha prodotto questo mezzo chilo di grano seminando altro grano (per la precisione la raccolta di grano equivale a 16 volte circa il grano seminato n.d.a.), quindi i 15 centesimi di grano derivano a loro volta da una creazione di ricchezza pari a circa 14 centesimi (1 centesimo è il costo dei sementi). La ricchezza prodotta è quindi arrivata a 1.99 euro, ma se consideriamo che le sementi a loro volta derivano da altri sementi e anch’essi derivano da altri sementi, potete facilmente intuire che la ricchezza prodotta alla fine è di 2 € (tutti i soldi pagati a valle del processo). Così avviene per tutto ciò che è commerciabile.
A Cura di Patrizio Messina,
Autore di “Autoconsulenza Finanziaria”