Come trasformare la scuola in un luogo di apprendimento condiviso

E’ innegabile che la scuola, per certi aspetti, appare estranea alle dinamiche che regolano il restante mondo del lavoro. Me ne sono accorto recentemente quando, dovendo compilare un questionario di referenza arrivato da un ente inglese, intenzionato ad assumere un nostro ex-studente, ho dovuto fare appello a chi conosceva il ragazzo fuori dal contesto scolastico, perché mi riusciva difficile esprimere una valutazione oggettiva di competenze non valutate nei normali percorsi disciplinari.

Spesso le valutazioni scolastiche non tengono in minima considerazione competenze, abilità invece molto richieste nella realtà dei rapporti lavorativi. In questi anni la scuola si sta lentamente riconsiderando il proprio approccio valutativo includendo parametri finora tenuti fuori dai percorsi didattici tradizionali: parlare di competenze di cittadinanza (imparare a imparare, collaborare, ecc…) sta portando i docenti a rivedere il proprio metodo di insegnamento, ma non solo.

Una lenta rivoluzione sta trasformando la didattica e più si procede su questa linea e più ci si rende conto di quanto le tecnologie informatiche (che non chiamo più “nuove” perché non ha più senso questa definizione) possano fare la differenza fra un sapere realmente condiviso, distribuito, fruibile e un sapere stantio, a volte autoreferenziale.

Nell’ebook  “Il formatore 2.0” mi sono concentrato, fra le altre cose, sugli strumenti di Google Documents (ora Google Drive). In particolare, una funzione di questa suite andrebbe valorizzata in massima parte, spiegata e diffusa ovunque nel mondo della scuola: la possibilità di condividere i documenti residenti sulla cloud.

Il mondo sta andando in quella direzione: le aziende, le stesse software houses stanno spingendo per una virtualizzazione generale dei servizi e degli strumenti.

 Cito alcuni scenari concreti per far comprendere le potenzialità di questo strumento in ambito scolastico:

 1. Riunioni collegiali (Consigli di Classe). Si potrebbe svolgere almeno una parte di queste riunioni connessi comodamente da casa, con documenti condivisi (verbale, slides, fogli di calcolo, ecc…) e un collegamento via Skype o via Google+ (plus).

2. Redazione di verbali o documenti di progetto. Condividere i documenti con permessi di modifica estesi ai colleghi docenti potrebbe ottimizzarne enormemente la stesura. Si lavorerebbe su un unico file evidenziando le modifiche apportate da ciascun docente e pervenendo a una versione condivisa e aggiornata di continuo, in quanto residente sulla cloud. Quante difficoltà in meno senza le numerose copie dello stesso file che in un contesto non condiviso finiscono per creare solo confusione e difficoltà di lettura (quante volte non si apre un file perché salvato in un formato non leggibile dal mio software”).

3. La condivisione può avvenire anche a livello di calendario degli appuntamenti, delle scadenze curriculari e burocratiche. Basta condividere un calendario di Google e invitare i propri colleghi via email, con un link, dando loro la possibilità di inserire, modificare appuntamenti e loro descrizioni.

4. Condivisione di materiale didattico fra colleghi, attraverso l’invio di link via email, con precisi permessi di accesso (visualizzazione, modifica). In questo caso è possibile preparare verifiche e scambiarle con i colleghi. Lo spirito che anima queste buone pratiche deve essere sempre quello di condividere per creare un repository di materiale e risorse utili anche per i nuovi docenti. Questo contribuisce inoltre a creare un clima di aperta collaborazione e confronto fra insegnanti, tema a volte spinoso nel mondo della scuola dove è anche facile trovare persone abituate a fare da sé, senza troppi contatti con i colleghi.

5. La condivisione si attua anche a livello dei saperi (e qui torniamo all’esempio iniziale, della valutazione di quel nostro ex-studente): condividendo informazioni, calendari, documenti, emergono piano piano le competenze di ciascuno e vi è la possibilità di valorizzare aspetti della personalità che difficilmente emergono in una normale verifica disciplinare.

Elaborare in gruppo un documento di progetto prevede il rispetto di regole che esulano dalla scala di valutazioni specifiche di una disciplina e che vanno a inquadrare comportamenti complessi, competenze fondamentali per l’interazione efficace in ambito lavorativo.

Gli strumenti che ho avuto modo di utilizzare a scuola, e che sto tutt’ora utilizzando, mi hanno quindi confermato nella convinzione che l’utilizzo di una strategia, di un software nella didattica porta, a lungo andare, a una modificazione nel processo di insegnamento – apprendimento.

Si tratta di cambiamenti graduali, ma che, se applicati con costanza, possono fare veramente la differenza fra una scuola autoreferenziale e chiusa in se stessa e una realtà che diventa trampolino di lancio per prepararsi al mondo del lavoro.

A cura di Emiliano Pancaldi

Pubblicato il: 2 Maggio 2013