Come svegliarsi dal torpore di una vita meccanica

mauroventola«L’uomo comune è una macchina, tutto ciò che fa,
tutte le sue azioni, tutte le sue parole, pensieri, sentimenti, convinzioni, opinioni, abitudini
sono i risultati di influenze e impressioni esterne. Per fare bisogna essere».
George Ivanovich Gurdjieff

 

Letta a diciannove anni, questa fu la singola frase che trasformò la mia intera esistenza. Proprio come in Matrix, mi pose davanti ad un fatto nuovo. Ogni volta che tornavo dall’università, nel tram, mi rendevo effettivamente conto del fatto che l’uomo comune viveva in uno stato meccanico, automatico; costantemente schiavo del proprio pensiero compulsivo, delle proprie emozioni, di fatto non poteva scegliere nulla.

Pillola rossa, pillola blu. O sarei andato avanti come se niente fosse, in un’esistenza verso la mera sopravvivenza (fisica, psicologica, sociale) o avrei dovuto cominciare a farmi qualche domanda importante. Vidi che l’intera struttura dei problemi della mia esistenza (e dei problemi collettivi) poggiava su questo fattore: la nostra incapacità di produrre risposte diverse, diverse da quelle pre-confezionate. Ci ho messo qualche anno per tirarne fuori un modello:

  1. Primo passo.
    Occorre che ad una persona sia data l’opportunità di riconoscere la natura automatica del proprio comportamento. La consapevolezza è sempre il primo passo. Una volta che la persona ha riconosciuto il suo modo meccanico di vivere, occorre realizzare che si tratta di ‘schemi comportamentali’ e non di ‘identità’.
  2. Secondo passo.
    Una volta che si realizza di ‘avere pensieri ed emozioni meccaniche’ piuttosto che ‘essere pensieri ed emozioni meccaniche’, ci si apre alla possibilità di una nuova identità, che è al di là del pensiero e delle emozioni. L’Imprint Generativo; ciò che eravamo da bambini.
  3. Passo finale.
    Occorre rendersi conto del costo ultimo del vivere in modo reattivo, di mantenere i propri automatismi. E il costo ultimo è la perdita dell’esperienza reale dell’amore, della salute, dell’intimità, della connessione, del contributo al mondo.

Tutto ciò non può che passare per l’assumersi la responsabilità del proprio stato. E lo si può fare in due modi:

  1. Tramite l’esperienza di profonde ‘nuove idee’, intuizioni e verità sulla coscienza, sul proprio stato, sulla propria esperienza della vita..
  2. Tramite alcuni esercizi pratici che mirano a non-identificarci con gli schemi compulsivi-reattivi.

Nel mio nuovo lavoro, l’ebook “Lo Stato di Prontezza”, mi sono sforzato quanto più ho potuto di integrare entrambi, per offrire qualche risposta, la possibilità di qualche scelta diversa.

Il mondo attuale ha bisogno di eroi. Ed essere un eroe passa attraverso la trasformazione del proprio essere. Dobbiamo a tutti i costi evitare di ripiombare nel ‘sonno’ della ‘normalità’. Dobbiamo cercare di essere vivi, invece che morti. Dobbiamo assolutamente evitare di essere anche noi sia ‘vera’ quel verso di Gesù che dice: “Lasciate che i morti seppelliscano i morti”. E si è vivi quando si è vigili… su cosa accade all’interno e all’esterno di noi…

A cura di Mauro Ventola

Pubblicato il: 11 Ottobre 2013