Come i nostri atteggiamenti possono influenzare le nostre decisioni di investimento

Luca MoroAnche i nostri atteggiamenti, ovvero i bisogni e i desideri nascosti che influenzano le nostre azioni, senza essere necessariamente coscienti di essi, influenzano le nostre decisioni finanziarie.

Ad esempio manifestiamo degli atteggiamenti di adattamento quando sviluppiamo inconsciamente gli stessi atteggiamenti delle persone con le quali ci identifichiamo o di quelle che ci stanno intorno: quando l’addetto titoli della banca, il nostro consulente finanziario o un nostro buon amico ci dice che un’azione salirà, finiamo per sviluppare la stessa opinione, non per un ragionamento logico, ma perché, inconsciamente, ci adattiamo.
Se il mercato è in un forte trend al rialzo, tutti sono influenzati dai prezzi crescenti e dalle reazioni degli altri, e sviluppano degli atteggiamenti di consenso: se fossimo messi di fronte a un punto di vista contrario lo rifiuteremmo in modo secco negandolo o addirittura ridicolizzando chi ha quel punto di vista.

Abbiamo invece degli atteggiamenti di conoscenza quando esaminiamo un sacco d’informazioni prima di decidere quale azione acquistare. Poiché il mercato ci offre normalmente più dati e notizie di quelle che riusciamo a digerire, spesso finisce che sommiamo tutto quello che sappiamo su un argomento all’interno di un atteggiamento generale semplificato: “Le azioni devono salire” o “le obbligazioni devono scendere”. Evitiamo di studiare attentamente tutti i pro e contro principali e questo spesso ci porta a effettuare delle operazioni finanziarie con estrema leggerezza.

Il più tortuoso degli atteggiamenti è quello infine che viene definito della difesa dell’io. Questo atteggiamento nasce dal nostro forte bisogno di creare armonia tra quello che sappiamo e in cui crediamo da una parte, e quello che diciamo e facciamo dall’altra.
Immaginiamo un piccolo investitore che compra azioni in un classico mercato al rialzo con un obiettivo di guadagno in poco tempo: dato che tale compravendita è un processo sociale, avrà già detto sicuramente agli amici e ai parenti più stretti che quelle determinate azioni “saliranno”.
Supponiamo ora che le azioni inizino a scendere subito dopo l’acquisto e conseguentemente che il nostro investitore veda svanire l’opportunità di guadagno di breve, ritenendo che, magari, ha più senso puntare su un guadagno di lungo: poiché non esiste più armonia tra quello che ha detto e fatto e quello in cui crede ora, deve cambiare atteggiamento.

L’obiettivo della sua operazione finanziaria non è più il guadagno di breve periodo ma l’investimento di lungo: il nostro investitore inizierà a utilizzare dei meccanismi di “difesa dell’io” non leggendo gli articoli che parlano male dell’azione in questione e andando a cercare solo le notizie positive, chiamando le persone che conosce per condividere la sua opinione e rafforzarla, cercando in sostanza conforto. Se non riesce a convivere con gli argomenti che contraddicono ciò che lui ha fatto, li altera, inconsciamente, in modo che possano erroneamente apparire di supporto ai suoi acquisti. Quando chiuderà la sua posizione accettando le perdite si autogiustificherà dicendo: “Pazienza: a volte si vince, a volte si perde!”.

E’ l’investitore tipico che mantiene per troppo tempo titoli in perdita: per quanto irrazionale possa sembrare, egli considera un incoraggiamento personale vedere il proprio conto corrente aumentare con piccoli profitti, mentre non prova un corrispondente senso di disfatta nell’osservare le grandi perdite delle operazioni tuttora aperte: finché la perdita non è realizzata, non si sente veramente la sua presenza, e quindi non si vende, fino a quando non si è obbligati a farlo. E di solito questo accade nei momenti di panic selling!

SEGRETO: quando investi ricordati dell’influenza su te stesso degli atteggiamenti di adattamento, di conoscenza e di difesa dell’io.

A cura di Luca Moro

Pubblicato il: 25 Luglio 2012