Come essere efficaci con gli esempi

Foto Iniziale

Roberto SaffirioTrovare l’esempio giusto per un ragionamento è come cercare un ago in un pagliaio. Non sembrerebbe essere così difficile, eppure una volta trovati, gli esempi non soddisfano mai come quelli sentiti dagli altri. Forse perchè l’erba del vicino è sempre più verde. O forse è solo una questione di punti di vista. Anche il gatto Garfield dice spesso: “Non è vero che sono grasso; sono sotto la mia altezza forma”. E’ proprio vero che tutto è relativo, che il soffitto di un uomo è il pavimento di un altro uomo.

Questo breve incipit a base di citazioni vuole introdurre un tema molto caro a chi deve parlare in pubblico: l’arte di individuare gli esempi giusti. L’esempio rinforza, soddisfa, gratifica, aiuta, ma per fare tutto questo deve essere mirato.

Esistono raccolte di aforismi, detti popolari, proverbi, metafore e similitudini ottime per cercare quella che più si addice a mettere a fuoco l’argomento trattato. E non è in alcun modo detto che gli esempi migliori per parlare di amministrazione si trovino in un libro di economia o che quelli più adatti a parlare di azienda siano scritti in un manuale di organizzazione.

Severino Salvemini un giorno ha detto: Gestire un cambiamento è come ballare una samba; due passi avanti, uno di fianco ed uno indietro”. D’altro canto il cambiamento è come l’età: varia tutti i giorni. Di sicuro per fare ottimi esempi serve un’ottima immaginazione. O quantomeno una buona creatività. Ma può essere sufficiente anche la sana curiosità unita a un po’ di buona volontà.

Sono stati i filosofi a introdurre per primi la metafora sia come abbellimento linguistico, sia come strumento di costruzione della conoscenza. In genere essa si basa su un rapporto di somiglianza tra il termine di partenza ed il termine di arrivo; e il potere evocativo della metafora risulta tanto maggiore quanto più è ampia, ma coerente, la distanza semantica tra i due termini usati. La metafora si può considerare a pieno titolo come la principale funzione letteraria del linguaggio, come se il suo impiego fosse in grado di far sentire le idee nuove meno sole.

Louis Armstrong diceva: “Se devi chiedere che cos’è il jazz non lo saprai mai”. Gli faceva eco Hermann Hesse asserendo che la fiducia è come l’amore. Entrambi non passano attraverso la ragione. A me piace sempre chiosare con la più famosa frase di Forrest Gump: “La vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ci trovi dentro”.

L’esempio è un rinforzo di tipo teorico, verbale, spesso emotivo, che nelle teorie sull’apprendimento trova la sua miglior collocazione nei sistemi semi-evoluti, quelli dei giovani. Tuttavia l’esempio ha tempi rapidi, non può e non deve essere una semplice replica della spiegazione appena fatta. L’esempio suona come un colpo di frusta, il tocco finale a suggello della trattazione di un’idea.

E per tutti coloro che pensano di mancare del talento della battuta pronta, della velocità di pensiero, giunge in soccorso il metodo. Ricerca, ricerca ed ancora ricerca delle fonti migliori. Perché trovare l’esempio giusto può essere una grande impresa. E per fare una grande impresa occorre la stessa calma che ci vuole per andare in treno: che sia tu ad andare a cento chilometri all’ora o che sia il treno a farlo, tu te ne stai sempre seduto.

Qualora esempi, aforismi, proverbi e detti non siano sufficienti a trovare una frase azzeccata per l’occasione, barzellette e piccole storielle possono svolgere altrettanto bene la stessa funzione. A proposito… lo sapevate che: il signor buone intenzioni” ha un amico che si chiama “Non ho fatto”? Questi due amici vivono insieme nella casa dove non c’è successo. Corre voce che questa casa sia frequentata solo da un fantasma. Quello dell’ “Avrei Potuto Essere”.

A cura di Roberto Saffirio

Pubblicato il: 10 Novembre 2011