Come è possibile cambiare il modello di realtà elaborato dal nostro cervello?

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Alberto LoriChiedi e ti sarà dato.
Il legame con il nostro passato è rappresentato dalle emozioni. Le mie emozioni appartengono al passato perché fanno parte delle mie esperienze: da bambino ho voluto toccare il fuoco, mi sono scottato e ho provato dolore. Io sono legato al mio passato, non al mio futuro. Del futuro non ho ancora fatto esperienza, quindi non posso averne emozioni.

Del futuro non ho emozioni. Tutte le mie emozioni sono basate sul passato, ma per il principio di continuità, continuerò a pensare al mio passato che sarà il mio futuro. Questa è la continuità newtoniana. La percezione è continua, ma la realtà non lo è.

È possibile un cambiamento di modello? La fisica quantistica dice di sì, ma il tessuto psicologico in concreto ce lo impedisce. Nella realtà, c’è una legge che ci dice che ciò accade. Quindi, se la legge c’è, si può fare. A chi tocca farlo? Alle leggi? No. Chi deve fare il cambiamento? Io, per me stesso. Tu, per te stesso.

La personalità è elaborata dalla neocorteccia in 2000 bit d’informazioni al secondo. Diventa consapevolezza secondaria sul lobo frontale. Le nostre azioni sono o atti condizionati (abitudini) o adattamenti (azioni intenzionali). Nel lobo frontale c’è l’elaborazione della personalità (consapevolezza secondaria). L’ego è la personalità.

Il SÉ QUANTICO è, invece, la consapevolezza primaria. Il Sé Quantico (padre) è l’osservatore dell’ego (figlio) che fa esperienza. Noi siamo uno, comprendiamo entrambi, ma diamo maggiore importanza al figlio del padre. Anzi, diciamoci la verità: il padre non lo consideriamo proprio perché lo abbiamo dimenticato.

La meccanica classica ragiona in termini di causa e d’effetto. Se lascio cadere la matita dalla mano sul pavimento, che cosa accade? C’è un effetto e c’è una causa, quindi, mi domando, a parità di causa, avrò sempre lo stesso effetto? Sì. Ciò si chiama prevedibilità, continuità, certezza, determinazione. Ciò implica che preveda il tempo che va da un prima a un presente ad un futuro. Quindi c’è un prima e c’è un dopo. Che cosa viene prima? La causa. Dopo? L’effetto. Questo si chiama principio causale.

C’è poi il principio di sincronicità che afferma: il comportamento della realtà non avviene in termini di sequenze temporali prima e dopo, ma in funzione della loro contemporaneità. Prima e dopo coincidono, causa ed effetto si creano nello stesso momento (principio a-causale).

Pensiamo in termini di meccanica classica, ma la realtà è sincronica. Quindi, creiamo i nostri effetti e le nostre cause contemporaneamente. Vuoi stare male? Per stare male devi aver creato la causa. Se hai come effetto il mal di stomaco, significa che hai creato la causa per la quale ti è venuta la nausea.

La sincronicità non prevede il tempo: anche adesso stai creando la causa. La soluzione è data dalla personalità stessa. O atto consapevole o atto condizionato, abbiamo detto, quindi solo un atto intenzionale e consapevole può offrirci la soluzione.

La percezione è lineare, causa-effetto, ma la realtà è sincronica. Causa ed effetto si creano contemporaneamente. Come faccio a guarire? Nella nostra percezione derivante dalla meccanica classica basta prendere un farmaco e guarisco dalla nausea, prendo una pastiglia e guarisco dal mal di testa, ma la realtà non è questa, perché causa ed effetto agiscono simultaneamente.

Nella meccanica classica c’è prima la causa e poi l’effetto. Nella quantistica avviene il contrario: solo in apparenza c’è un effetto e poi la causa. Nella mia realtà continua c’è una causa che provoca un effetto e ne traggo un’esperienza e di conseguenza un’emozione.

Voglio cambiare la mia realtà: devo creare prima la causa o l’effetto? La risposta è: l’effetto. Se mi dico “io sono sano”, creo l’effetto. Quale dei due aspetti m’interessa, la causa o l’effetto? È più importante per me essere ricco o come diventare ricco? Il focus non deve essere posto sul come diventare ricco, ma sul “io sono ricco”. La causa è di pertinenza della Coscienza primaria, non è il mio ego ad occuparsene. Se io voglio toccare la spalliera di una sedia, devo focalizzarmi sul come posso toccarla? No, vado e la tocco.

Non conosco la causa che mi porta a realizzare questo mio desiderio (io sono ricco, io sono sano, ecc.), non la conoscerò mai. È troppo complessa per il mio cervello cognitivo, per la mia consapevolezza. Se devo focalizzarmi su come arrivare sull’obiettivo, non lo raggiungerò mai. Devo focalizzarmi soltanto sull’effetto.

Chiedi e ti sarà dato. Credici, è vero.

A cura di Alberto Lori
Autore di Dalla PNL alla Quantistica, Riequilibra le Tue Emozioni, Parla Come Mangi e altri ebook

Pubblicato il: 19 Giugno 2010