Come divulgare la cultura dell’ottimismo appreso

Giovanni RaimondiMi capita sempre piu’ spesso di incontrare persone nei piu’ disparati luoghi di passaggio quotidiano

(lavanderia, parrucchiere, bar, in piazza, ecc.) e di sentire una sequela di lamentele sul perdurante stato di crisi con la conseguente forzata riduzione dei consumi, sul cambiamento di abitudini consolidate da tempo legate alle spese. Lamentele e “pianti” un po’ in tutte le salse, da persone che conosco oppure che incontro nei pochi minuti che sono in un locale. Indubbiamente il nostro paese chiuso nella morsa di una crisi mondiale sta soffrendo molto una serie di congiunture che frenano la crescita, riducono i consumi, deprimono i mercati, e infine aumentano la poverta’ e l’indebitamento delle famiglie.

 Parlare in un simile contesto di ottimismo, divulgare la cultura dell’ottimismo appreso significa andare controcorrente, cercare di vedere questo momento storico non positivo con occhi nuovi.

E’ a mio avviso necessario rompere lo schema di pensiero debilitante  che porta a negativizzare ed a deprimere ulteriormente i nostri pensieri. Nulla si risolve a crogiolarsi nelle lamentele senza un minimo di reazione. Da anni studio e mi occupo appassionatamente  di ottimismo appreso, e posso affermare che se è pur vero che  se da una parte non è possibile cambiare ex abrupto un momento di lunga e lacerante crisi come l’attuale, è pur vero che se vogliamo resistere e riprendere il volo non appena questa crisi si ridurra’, dobbiamo innanzitutto cambiare nostro stile esplicativo, ovvero il modo con il quale spieghiamo a noi stessi perché avvengono determinate difficolta’ nell attuale società.’

 Le avversita’ e le difficolta’ che incontriamo nella vita quotidiana legate a questa crisi che sembra non terminare mai, possono essere viste e spesso anche superate con L’ottimismo appreso, come ci spiega magistralmente il prof. Martin Seligman, il fondatore della psicologia positiva, ovvero di quella  potente leva che ci puo’ aiutare a resistere ed reagire in un momento cosi’ difficile, ed a non cadere nella depressione o nell’incapacita’ di reagire (impotenza appresa)

Sempre secondo SELIGMAN,  apprendiamo che “Uno stile esplicativo  ottimistico interrompe lo stato di impotenza, mentre uno stile esplicativo pessimistico lo diffonde” e ancora : “ Il modo in cui spieghi a te stesso gli eventi può renderti impotente  o darti forza di fronte ad un’avversità”

Diffondere la cultura dell’ottimismo appreso significa anche preparare le nuove generazioni di famiglie, di insegnanti, di educatori  a modificare la struttura dei nostri pensieri, sempre piu’ spesso debilitanti ed a sostituirli con quelli rinforzanti.

E’ inoltre necessario a mio avviso cambiare anche il linguaggio per approdare ad una sorta di nuovo dizionario positivo  che unito all’ottimismo appreso puo’ sicuramente portare una nuova visione, piu’ reale e non negativa e distruttiva della realta’, con tutte quelle peculiarita’ che soltanto uno stile esplicativo ottimista puo’ offrire a ciascuno di noi. Ma come fare, chiedono spesso le persone. Le modalita’ sono diverse : partecipare a corsi e seminari sull’argomento, lettura di libri e monografie sull’ottimismo e sulla psicologia positiva(ve ne sono davvero molti) allenamento a mutare l’impostazione dei pensieri ed eliminare le false credenze, specialmente quelle piu’ negative ed infine rienergizzare i nostri pensieri e i nostri stati d’animo, rieducandoli all’ottimismo appreso.

Si tratta, in definitiva, di avviare quel dialogo interiore che ci permette di modificare strutturalmente le abitudini che abbiamo mutuato nel tempo, di spiegare a noi stessi il perché accadono le avversita’ ed anche i momenti difficili nell’attuale societa’.

A cura di Giovanni Raimondi

Pubblicato il: 1 Febbraio 2013