Come assumersi responsabilità e affrontare i rischi in modo assertivo
“Sbagliare non è altro che ottenere risultati insoddisfacenti. Perciò non esistono sbagli, soltanto risultati”. Lo dice John Evans Jones nel suo libro “Powerfax Personal Development System”.
A mio parere, questo sintetizza in modo molto efficace il principio che ispira una persona che utilizza lo stile assertivo quando si trova di fronte alla necessità di scegliere ed è consapevole dell’implicita assunzione di una conseguenza negativa.
Scegliere, infatti, rappresenta un rischio ma assumersi la responsabilità delle proprie scelte significa prendere in mano le proprie sorti evitando di attribuire continuamente a eventi esterni – la fortuna, gli amici influenti, le coincidenze – l’esito della propria vita.
Solo prendendo iniziative le persone possono risolvere i loro problemi, dare risposta alle loro aspettative, costruirsi uno stile di vita più soddisfacente.
Al contrario, l’eccessiva cautela diventa l’alibi della persona insicura che ragiona da “io non sono Ok-tu sei Ok” e che, in questo modo, non procede e preferisce permanere anche in una condizione spiacevole pur di non affrontare niente di nuovo e ignoto. “Le promozioni vanno solo ai miei colleghi, nessuno vede le mie qualità”, afferma il collega scontento… ma ha mai chiesto un colloquio al suo capo per parlare della situazione ed avanzare le sue richieste?
Elaborare un piano, prendere una decisione, richiamare all’ordine, affermare le proprie opinioni e diritti, assegnare incarichi: tutte queste situazioni contengono il rischio di non ottenere l’esito positivo sperato, ovvero di generare “risultati insoddisfacenti” ma pur sempre risultati. Ad esempio, avanzare richieste è una delle situazioni più ricorrenti nella quale occorre assumersi la responsabilità di agire e di gestire il possibile rifiuto dell’interlocutore.
In questi casi, la persona assertiva sa chiedere in modo diretto e non “per allusioni”, esplicitando in modo chiaro le sue aspettative e desideri circostanziando in termini esatti la richiesta. Il linguaggio utilizzato sarà molto concreto, conterrà numeri (quantità, frequenze, date, orari, tempi, metri …) e il tono sarà tranquillo ma fermo.
Una voce incerta, una postura contratta, lo sguardo basso dimostreranno al vostro interlocutore che non siete sicuri di “meritare” quanto state chiedendo (io non sono Ok, tu sei Ok). Al contrario un atteggiamento aggressivo espresso con tono di voce imperativo ed una postura minacciante (io sono Ok, tu non sei Ok) porterà inevitabilmente il colloquio sul piano del conflitto io vinco-tu perdi innescando una reazione di rigida difesa da parte dell’interlocutore.
Preparate i termini della vostra richiesta, immaginate cosa fare nel caso vi venga opposto un primo rifiuto, elaborate una richiesta alternativa che vi permetta di negoziare. Naturalmente non sarà sempre possibile ottenere ciò che si desidera ma l’importante è affrontare la situazione in modo corretto, convinti di aver fatto tutto il possibile.
La persona assertiva sa che l’aspetto più frustrante è assistere impotenti all’evolversi delle situazioni senza esserne protagonisti ed è cosciente che, in ogni caso, far conoscere le proprie necessità contribuisce a ridurre insoddisfazione e stress.
A cura di Bruna Ferrarese
Autrice di Comunicazione Assertiva