Cause ed effetto della crisi economica (Parte 3)

Foto Iniziale

In Islanda negli anni scorsi si è puntato molto nel settore bancario per due motivi: Il primo perché la gente ha un alta istruzione generale e quindi ambisce a lavori di concetto; il secondo perché non producendo quasi niente sono costretti a comprare dall’estero aumentando di anno in anno il loro debito pubblico. La pensata “geniale” fu quella di creare dei conti correnti competitivi (nello stesso stile del conto arancio molto in voga nel nostro paese) da piazzare agli stessi islandesi, ma soprattutto al mercato esterno, per incamerare capitali provenienti da paesi con moneta forte.

Per dare interessi elevati hanno affidato buona parte dei capitali dei correntisti alla L&B, di conseguenza con il fallimento di quest’ultima, i correntisti si sono ritrovati il conto corrente azzerato. I vertici delle banche islandesi sembrano essersi dimenticati il caposaldo di ogni investitore: La diversificazione ampia degli investimenti.

Visto che in Islanda, come d’altronde anche in Italia, è prevista la garanzia sui conti correnti, lo stato islandese si è trovato a risarcire per circa 20.000 € ciascuno un numero elevatissimo di correntisti. Tutto ciò significa 240 miliardi di dollari che porta il deficit pubblico islandese ad essere 12 volte maggiore del PIL annuale. Questo ha causato una fuga in massa di tutti gli investitori dai prodotti finanziari islandesi e dalla stessa corona islandese che di conseguenza è velocemente scesa da 130 corone per 1 € di questa estate a circa 190 kr/1€ di oggi… E considerate che hanno fermato la borsa locale!

Per rimborsare i correntisti l’Islanda dovrebbe richiedere un prestito (che dubito qualcuno gli darà considerando la loro situazione nazionale) che avrebbe interessi annuali pari al 50% del loro PIL ogni anno, capitalizzato… In pratica andrebbero in pochi anni al fallimento.
Di conseguenza il governo islandese ha pensato bene di risarcire solo i correntisti locali e “fregarsene” di quelli stranieri portando così il loro deficit pubblico a “solo” l’ 85% del PIL anziché 1200%.
Questo ha fatto andare su tutte le furie il premier britannico Gordon Brown che ha di colpo ereditato mezzo milione di correntisti (tanti erano quelli britannici con conto corrente islandese), svariati comuni nonché 8 su 30 municipalità londinesi senza soldi. Questo fatto, aggiunto alla chiusura della sede L&B di Cannary Worf a Londra e con esso migliaia di bancari senza più un lavoro oltre a tutto l’indotto che ruotava attorno, ha creato la crisi economica Inglese.

Quando chiuse la L&B mio malgrado ero lì per andare in un’altra banca, e vi posso garantire che è finita a manganellate, legnate e lacrimogeni per via della protesta e non è stata una cosa piacevole… non mi sono avvicinato a quel quartiere per altre 2 settimane 🙂 .
Per tal motivo Brown indisse una conferenza stampa spiegando tutta la situazione e scaricando la colpa sugli islandesi. Sul fatto è diventato la persona più odiata in Islanda… Insieme ai consulenti finanziari. Per ogni eventualità qua a Reykjavik ho preferito sorvolare sulla mia attività di scrittore di libri sulla consulenza finanziaria…

Il rimborso dei correntisti locali a scapito di quelli stranieri provocherà probabilmente una sfiducia di tutti gli investitori mondiali nei confronti dell’economia islandese e ciò penso sia una cosa che peserà negativamente nella ripresa futura della loro economia e già da ora, molte banche (anche italiane) hanno fermato gli scambi con quelle islandesi. Per l’Islanda 190 corone valgono un euro, mentre per le banche europee un euro ne vale oltre 300 e conseguentemente non scambiano i soldi. Il governo islandese inoltre ha bloccato l’espatrio di denaro.

A Cura di Patrizio Messina,
Autore di “Autoconsulenza Finanziaria”

Pubblicato il: 30 Dicembre 2008