Market Profile

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Salve cari lettori, oggi, dal momento che nel precedente articolo vi ho presentato l’intermarket analysis, vorrei proporvi un nuovo strumento di analisi, e dal momento che è uno studio incentrato sulla valutazione del mercato in generale, personalmente lo inserisco nella cassetta degli indicatori macroeconomici, andando così a completare il quadro dell’analisi macro.

Lo strumento di analisi in questione è il market profile. Il market profile come la stessa nomenclatura fa intuire, è lo studio della salute del mercato azionario e del suo futuro andamento, tenendo conto di macro-indicatori come gli indici di  mercato. Siamo operatori in opzioni USA, e come tale ci interesseremo della salute del mercato statunitense tenendo conto dei principali indici azionari, tra cui:

Dow Jones Industrial Average
Dow Jones Trasport  Average
S&P 500
Nasdaq 100
Russel 2000

Il Dow Jones Industrial Average unisce i 30 titoli industriali più forti del mercato, similmente al Dow Jones Transport Average, che invece unisce i 20 titoli di trasporto più forti. Poi abbiamo l’S&P 500 che raggruppa i 500 titoli più capitalizzati del mercato, infatti e uno dei più importanti indici in quanto ci tiene costantemente aggiornati sulla salute del mercato con il monitoraggio costante ed in tempo reale della capitalizzazione di mercato.

In seguito c’è il Nasdaq 100, che raggruppa le 100 società tecnologiche più importanti. Infine c’è il Russel 2000 che raggruppa le 2000 aziende small cap più forti, quest’ultime spesso scambiate nell’American Stock Exchange.
Detto tutto ciò ora è possibile addentrarci e capire il market profile. Da premettere che se quest’ultimo è utilizzato insieme all’intermarket analysis, ci mette di fronte ad una grande visione di insieme che ci porterà sicuramente dei grandi vantaggi.

Lo studio combinato e di confronto tra gli indici azionari, detto index benchmarking, può darci degli eccezionali segnali anticipatori. Partiamo dal presupposto che il Dow Jones è l’indice per eccellenza, e misura la forza dell’economia in generale, dal PIL alla potenza del mercato.

Ma esiste comunque una condizione, e cioè che affinchè il mercato sia rialzista, e vi rimanga in maniera duratura e forte,  è necessario che entrambi gli indici sia il Dow industriale che il Dow trasporti viaggino a rialzo, questa  è una condizione importante, infatti una loro divergenza può far pensare ad indebolimenti di trend o ancor peggio ad un mercato fiacco e privo di forza. Il ragionamento speculare vale nel caso di un mercato ribassista, e cioè per far si che l’andamento del trend sia confermato a ribasso, entrambi gli indici devono essere “puntati” all’ingiù.

L’S&P 500 è il termometro del mercato, esso misura cioè lo stato di salute e il grado di liquidità presente a Wall Street. Esso va utilizzato in combinazione con il Nasdaq 100 e il Russel 2000. Infatti un mercato trending mostra sempre una concordanza tra questi tre indici. Mi spiego meglio.

Se ad esempio ci trovassimo in un rialzo dell’S&P 500, esso sarà autentico solo se  i tecnologici (Nasdaq 100) lo sostengono, dal momento che rappresentano un’importantissima fetta dell’indice stesso e dell’economia americana in generale.  D’altro canto occorre pure che, affinchè il rialzo sia sicuro e duraturo, le small cap (Russel 2000) sostengano il rialzo, donando al mercato una base fortemente espansiva e di liquidità crescente.

In ultima analisi, è importante dire che affinchè il mercato si presenti in salute ed in netta salita, è necessario che il Dow Jones e l’S&P 500 viaggino nella stessa direzione, altrimenti sarebbe un grosso segnale di debolezza anticipatorio di un’inversione di tendenza.

Per concludere voglio precisare che se pur noi operatori in opzioni non operiamo direttamente nel mercato azionario, e cioè né nel NYSE e né nel NASDAQ, bensì nei mercati dei derivati, per la maggior parte dei casi nel mercato di Chicago (CBOE), è necessario comunque studiare ed analizzare i mercati azionari, in quanto essendo le opzioni dei derivati delle azioni, è ovvio che il loro valore dipende dall’andamento dei mercati azionari.

A cura di Giovanni Romano,
Autore di “Il Professionista delle Opzioni”

Pubblicato il: 22 Gennaio 2009